In principio fu Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau, caposaldo del cinema espressionista tedesco prodotto nel 1922 fra enormi difficoltà. Ispiratosi al romanzo Dracula di Bram Stoker, il regista tentò di aggirare i diritti d’autore cambiando il titolo, i nomi dei personaggi e parte della trama: il Conte Dracula divenne il “Conte Orlok”, Mina Murray divenne “Ellen Hutter” e così via, in favore di una storia alternativa con un protagonista dalle sembianze differenti.

Nosferatu il vampiro (1922), di F. W. Murnau
Tali variazioni, però, non bastarono a frenare gli eredi di Stoker, che denunciarono l’accaduto reclamando e ottenendo la distruzione del film. Nonostante questo provvedimento, alcune copie riuscirono a sopravvivere. E il resto è storia.
Possiamo quindi affermare che la realizzazione di Nosferatu il vampiro ha portato alla nascita di una creatura distinta da Dracula, per quanto affine: il suo aspetto ripugnante e la sua natura pestilenziale non lasciano margine all’attrattiva emanata dal vampiro originale ispirato a Vlad III di Valacchia, con tre mogli (o sorelle) succube.
Più di cinquant’anni dopo, il regista tedesco Werner Herzog riportò il personaggio e i suoi iconici tratti sul grande schermo, servendosi del suo “miglior nemico” Klaus Kinski. L’autore ripropose quasi fedelmente gli eventi, le atmosfere e le inquadrature della pellicola originale, ma fece dietrofront con le denominazioni, reintegrando così i vari “Dracula”, “Jonathan Harker” e “Lucy” (al posto di “Mina”, come già accaduto nell’adattamento teatrale), essendo i diritti divenuti di dominio pubblico.
Ora, dopo altri quarantacinque anni e oltre cento dall’originale, Robert Eggers porta finalmente in scena la terza trasposizione, uno dei suoi sogni nel cassetto. Sebbene l’idea sia sempre quella di omaggiare il più possibile il capostipite, ripristinando i nomi inventati e mantenendo l’ambientazione germanica di circa metà ‘800, il regista si concede giustamente un notevole spazio per apporre la sua distinta impronta autoriale.

La trama: l’agente Thomas Hutter (Nicholas Hoult) viene incaricato dal suo principale Knock (Simon McBurney) di intraprendere un viaggio verso i Carpazi per concludere un affare immobiliare con l’anziano Conte Orlok (Bill Skarsgård). La sua sarà una discesa verso l’orrore puro, dove il male incarnato e putrescente ha in serbo un oscuro piano per possedere la giovane moglie dell’agente, Ellen (Lily-Rose Depp), che ha telepaticamente legato a sé da lungo tempo. Una volta giunto nel borgo dei coniugi Hutter, Orlok inizierà a seminare pestilenza e morte: solo Ellen potrà contrastare la piaga mortale inflitta nel paese, accondiscendendo ai morbosi e letali desideri della creatura.
Come già indicato, in Nosferatu ritroviamo un essere sinistro e raccapricciante, un male dal quale non si rimane ammaliati; Orlok non è quindi idoneo nell’attuare un corteggiamento tipicamente operato dal Dracula filmico, ma solo nel coercere Ellen Hutter verso un insano e incomprensibile conflitto fra tentazione e repulsione. Proprio per via di queste dinamiche, Lily-Rose Depp offre una prova attoriale superlativa, fra amorevoli manifestazioni verso il consorte e collassanti momenti di crisi e follia.

Bill Skarsgård, dopo il tonfo di The Crow – Il corvo, si prende la sua rivalsa rendendosi interamente irriconoscibile e perdendosi completamente nel ruolo di Orlok, con un accento e una voce (il film è stato visionato in lingua originale) assai perturbanti. Le tenebre sono il punto di forza di questa nuova incarnazione e la sua rivelazione avviene soltanto in pochi punti efficaci.
Chi scrive non svelerà molto sull’aspetto del personaggio: Eggers ha saputo dare il suo inaspettato e ardito tocco personale, andando oltre i celeberrimi incisivi aguzzi, le orecchie a punta e la calva nuca.

L’ottimo Willem Dafoe ritorna dopo ventiquattro anni nel cupo mondo del Conte: fu lui ad interpretare Max Schreck in L’ombra del vampiro, un adattamento fittizio sulla produzione di Nosferatu il vampiro, dove l’attore protagonista si rivela essere un vero e proprio succhia sangue. Qui interpreta la versione alternativa dell’occultista Abraham Van Helsing (assente nel ’22, ma presente nel ’79), ribattezzato come “Albin Eberhart Von Franz”. Nicholas Hoult propone un Thomas Hutter genuinamente intimorito dal suo oscuro ospite, mentre Aaron Taylor-Johnson e Emma Corrin ricoprono il ruolo dei coniugi Harding, scettici fino all’ultimo sulle terrorizzanti vicende che li attorniano.
Insomma, un ottimo cast per uno scenario totalmente immersivo, realizzato grazie ad un comparto tecnico di primissimo livello, dove senz’altro spiccano le scenografie di Craig Lathrop e la fotografia di Jarin Blashke, in un giusto mix fra colori pallidi, quasi evocativi del bianco e nero, e profondi blu. Gotico, viscerale, audace e conturbante, Nosferatu è innegabilmente un imperdibile allestimento da godersi tassativamente in sala.