Colt Seavers (Ryan Gosling) è un ardimentoso e abile stuntman hollywoodiano, artefice delle più spettacolari acrobazie, prevalentemente in sostituzione della star Tom Ryder (Aaron Taylor-Johnson).

A rendere il suo lavoro ancora più gradevole sul set è la presenza di Jody Moreno (Emily Blunt), compagna e operatrice di ripresa. Qualcosa però va storto durante una lavorazione e Colt, leso e in preda allo sconforto, si ritira ad una pietosa vita privata, isolandosi dal mondo cinematografico. Tutto ciò si interrompe improvvisamente dopo più di un anno, quando il cascatore viene richiamato all’appello dalla produttrice Gail Meyer (Hannah Waddingham) su apparente richiesta di Jody, ormai diventata regista a tutti gli effetti. Il compito di Colt non sarà soltanto quello di riprendere nuovamente il suo lavoro come controfigura di Ryder, ma dovrà anche indagare segretamente ad un misterioso caso: la sparizione della star!
Con The Fall Guy verrebbe quasi da pensare che David Leitch (Deadpool 2, Bullet Train) abbia messo in scena una sorta di autobiografia: il regista, infatti, prima di passare dietro la macchina da presa, è stato lui stesso un apprezzabile stuntman, sostituendo attori come Brad Pitt e Jean-Claude Van Damme nelle scene più spericolate. Per mostrare le dinamiche della sua precedente mansione, prende come base la serie televisiva degli anni ’80 intitolata Professione pericolo (sempre The Fall Guy in lingua originale), con protagonista Lee Majors (L’uomo da sei milioni di dollari) e servendosi di un adattamento firmato da Drew Pearce (Iron Man 3, Hotel Artemis).

Sulle note adrenaliniche di “I Was Made For Lovin’ You” dei Kiss (sia in versione originale che riarrangiata) e di “Thunderstruck” degli AC/DC, Leitch ripone così tutta l’abilità della sua arte, confezionando un prodotto che mette a nudo e satirizza i retroscena di mastodontiche produzioni action, coinvolgendo rinomate star come Ryan Gosling, in forma smagliante (reduce dal Ken di Barbie) per il ruolo di un cascatore che si ritrova suo malgrado investigatore; di Emily Blunt (che passa dalle esplosioni atomiche di Oppenheimer a quelle di questo set), gioia per gli occhi nella parte dell’esordiente regista di Metalstorm, un colossal spaziale che scimmiotta Dune, con tanto di musiche (e cori) somiglianti a quelle di Hans Zimmer, e di Aaron Taylor-Johnson, divo hollywoodiano capriccioso e frustrato.

Con l’indagine di Colt, assistiamo inevitabilmente ad una bizzarra evasione dal suo fittizio e controllato (ma neanche tanto) mondo spericolato, con conseguenti esplosioni, colluttazioni, inseguimenti e acrobazie fatali nelle strade di Sydney, Australia. Con un simile presupposto, i realizzatori hanno puntato al meglio su piazza, sia fuori che dentro la produzione di Metalstorm, stabilendo anche un vero record per il Guinnes dei primati, con un capottamento che compie il maggior numero di giri per aria.
Nel suo non prendersi sul serio, The Fall Guy cerca di rendere giustizia agli stuntmen, che da sempre vengono lasciati nell’ombra senza i giusti riconoscimenti, addirittura con le loro fattezze sostituite con l’utilizzo della CGI, in particolare del deepfake (un pericolo non da poco anche al di fuori della cinematografia). Al tempo stesso, denuncia anche “l’improvvisazione” degli stessi divi nel voler intraprendere le scene pericolose in prima persona, come ad esempio l’immancabilmente citato Tom Cruise (che però negli anni ha saputo dimostrarsi più che competente).
Insomma, argomenti abbastanza seri che però vengono spenti dal tono da commedia di questa pellicola metacinematografica, finendo per essere un prodotto senza pretese con attori in perfetta sintonia, ideale per chi è appassionato di action comedy con imponenti funambolismi.