Enzo Ferrari. Un mito italiano che non ha bisogno di presentazioni. La sua sconfinata dedizione, l’ingegno, le conquiste e… il privato.

Una vita già esplorata in toto, e con buoni risultati, nella miniserie televisiva del 2003 diretta da Carlo Carlei e interpretata da un magistrale Sergio Castellitto. Per ironia della sorte, il nuovo ritratto dell’imprenditore viene dipinto da un regista americano molto ammirato da Carlei, tanto da avergli dedicato un documentario in passato: Michael Mann, autore de L’ultimo dei Mohicani, Heat – La sfida e Alì, realizza un sogno portato avanti per circa vent’anni, dopo continui rinvii e cambi di casting, da Christian Bale a Hugh Jackman, fino ad arrivare alla scelta definitiva, il cui cognome gioca uno strano scherzo del destino: Adam Driver. L’attore statunitense, che vanta già una ricca filmografia con grandi registi, indossa ora gli immancabili occhiali scuri, si fa ingrigire i capelli e approda sul territorio italiano per dare vita al “Drake”, che con lui condivide l’imponente statura e i tratti somatici pronunciati.
Mann, invece di concentrarsi sull’intera vita di Ferrari, sceglie un periodo storico ben preciso, servendosi della sceneggiatura del compianto Troy Kennedy-Martin (autore di Un colpo all’italiana e Danko), tratta dal libro di Brock Yates.

Ritroviamo Enzo Ferrari nell’estate del 1957, diviso dalle sue molteplici vite: quella nascosta con l’amante Lina Lardi (Shailene Woodley) e il figlio illegittimo Piero (Giuseppe Festinese); quella incrinata e lugubre con la moglie Laura (Penélope Cruz), principale finanziatrice dell’attività del marito; le funeree visite quotidiane alla tomba del primogenito Dino, morto l’anno precedente; e poi, naturalmente, quella per la passione di sempre, per il duro lavoro, fra problemi amministrativi e l’ambiziosa gestione del suo team di tecnici e piloti per la partecipazione alla Mille Miglia.

Viene quindi presentato un Ferrari rigoroso, pronto a sporcarsi le mani, cosciente dei pericoli e delle ripercussioni che il suo business velocistico può portare. I suoi piloti, infatti, sono messi a dura prova, spronati alla massima dedizione e concentrazione, lasciando poco spazio alle distrazioni. Portati al sacrificio in tutto e per tutto, in quanto un minimo errore potrebbe portare a conseguenze fatali (le misure di sicurezza non erano ovviamente comparabili a quelle odierne). Una disciplina che il Drake cerca di inculcare in particolar modo al nuovo arrivato Alfonso de Portago (Gabriel Leone), talentuoso, ma ammaliato dal fascino dell’attrice Linda Christian (Sarah Gadon).
Se il titolo Ferrari potrebbe suggerire agli spettatori una pellicola dal ritmo incalzante, Michael Mann ne propone uno più dilatato, come da sua consuetudine (uno schema particolarmente visto in Heat – La sfida). Il montaggio del due volte Premio Oscar Pietro Scalia (JFK e Black Hawk Down) conferisce però la giusta cadenza a tutto l’insieme, bilanciando i primari momenti domestici e intimi del protagonista con quelli più serrati e al cardiopalma della sopracitata Mille Miglia. L’epilogo del singolare momento storico viene proposto in maniera fulminea e lacerante, in un vortice emotivo che sovrasta l’apparente glacialità di Enzo Ferrari, sulle note di Sacrifice di Lisa Gerrard e Pieter Bourke.

Adam Driver tenta per l’appunto di dare vita ad un Ferrari conteso, sopraffatto dal lutto, ma ligio al dovere, risultando borioso, monolitico e algido. Con lui, una Penélope Cruz sciupata, affranta sentimentalmente e fisicamente dal dolore e una Shailene Woodley anonima e per niente incisiva. Chi sembra godersela di più, nel suo piccolo ruolo, è Patrick Dempsey come Piero Taruffi, da sempre appassionato di motori.
Per tirare le somme, Ferrari rispecchia il modus operandi del suo realizzatore, forse non riuscendo in pieno a raggiungere il traguardo agognato da vent’anni. Come spiegato pocanzi, è un’opera che può prendere in contropiede, sia per gli ampi ritmi, che per la presenza di un cast straniero (il film è stato visionato in lingua originale) scelto a raffigurare icone italiane indelebili.