Era una delle star più richieste e amate di Hollywood, capace di poter ricoprire la maggior parte dei ruoli richiesti: da quelli comici ai drammatici, fino a vestire i panni dell’eroe d’azione, prevalentemente per il genere fantastico. Sfortunatamente, qualcosa è andato storto durante la sua carriera, trovandosi ad avere problemi di salute, a dover affrontare un divorzio e un’accusa (da parte sua) di molestie sessuali. Tutto ciò ha portato l’attore a cadere in una forte depressione, in concomitanza con l’interruzione delle telefonate da parte di studi e registi cinematografici. La star in questione è Brendan Fraser, il Rick O’Connell della trilogia de La mummia, ormai distante dall’essere l’adone avventuriero visto in quei film o il simil Tarzan di George re della giungla…?, esibendo da diversi anni un fisico più corpulento.

Questo triste trascorso e la sua innegabile afflizione, lo hanno reso l’attore perfetto per l’ultimo progetto di Darren Aronofsky: The Whale, tratto dall’omonima pièce teatrale di Samuel D. Hunter, anche autore dell’adattamento cinematografico.
Dopo essere stato relegato a ruoli di poco conto in film a basso budget o serie televisive, Fraser è stato così soccorso da Aronofsky, regista che ha contribuito a far tornare in auge, con un ruolo da protagonista assoluto, un altro individuo hollywoodiano da anni in declino, ovvero Mickey Rourke con The Wrestler. La situazione si ripete con The Whale, presentando tante similitudini col precedente film sul lottatore in declino: entrambi i protagonisti, estremamente provati per le loro condizioni di salute, tentano in ogni modo di riallacciare i rapporti con le proprie figlie.

Brendan Fraser ha quindi molte cose in comune col personaggio di Charlie Sarsfield, un professore universitario estremamente obeso, recluso in casa da anni e costretto ad effettuare le sue lezioni da remoto, senza mostrare la sua immagine via webcam. Dato il peso di oltre 250 kg, è quasi impossibilitato a compiere le azioni più basilari. L’unica persona a supportarlo nelle sue condizioni è l’infermiera Liz (Hong Chau), che lo esorta a recarsi in ospedale per via dell’evidente peggioramento del suo stato fisico. Il docente rifiuta qualsiasi tipo di intervento, decidendo invece di provare a riavvicinarsi alla giovane figlia Ellie (Sadie Sink), che non vede da circa otto anni. L’inaspettata comparsa del ventenne Thomas (Ty Simpkins), un missionario della chiesa New Life, e l’effettivo ritorno di Ellie, porteranno Charlie a percorrere un viaggio nel suo passato, rivelando le cause del suo decadimento e i suoi futuri propositi.

Come scritto precedentemente, Darren Aronofsky sembra essere particolarmente attirato dalle vicissitudini degli attori che sceglie per i suoi progetti, favorendo così un’adeguata esecuzione delle performance: come Rourke in The Wrestler, Fraser ha saputo infondere al personaggio tutte le sue complessità e debolezze, regalando una prova d’attore travagliata e un’inestimabile veridicità. Charlie è una persona ottimista, in grado di poter vedere il buono nel prossimo anche quando sembra non essercene alcuno, guidando sé stesso e chi lo circonda in un percorso verso l’onestà e l’autenticità.
Nonostante la voluminosità del suo corpo, l’attore ha – per forza di cose – dovuto ricorrere all’utilizzo del make up e ad una sorta di “costume di scena” ingrossante, per poter assumere le verosimili sembianze del protagonista, regalando un effetto finale estremamente sorprendente.
Aronofsky ripropone l’aspetto teatrale dell’opera alla base presentando il film in 4:3, quasi a voler confinare i suoi personaggi – e gli spettatori – in uno spazio ancor più ristretto, scuro e claustrofobico, grazie anche all’ottima fotografia di Matthew Libatique. Il risultato è un pugno allo stomaco e forse, proprio per questo, non adatto a tutti. Un racconto sincero sulla perdita, sul dolore, in un crescendo affliggente e trascendentale, condito dalle angoscianti musiche del compositore Rob Simonsen.
The Whale non mostra solo il percorso e la variazione del personaggio di Charlie, ma aiuterà a trasfigurare la professione del meraviglioso Brendan Fraser, facendolo ritornare meritatamente alla luce del grande schermo.