Home Film Recensione Uncharted

Recensione Uncharted

by Francesco Pernisco

Per la prima volta nella storia un film viene aperto con il logo Playstation Productions, l’etichetta creata da Sony nel 2019 per trasformare le più popolarsi serie della propria console in prodotti cinematografici (e televisivi).

La prima creatura Playstation Productions è Uncharted, tratto dall’omonima serie di videogiochi nata nel 2007 su PS3. Il protagonista, Nathan Drake potrebbe essere considerato la terza faccia di un triangolo di studiosi avventurieri formato da lui, Lara Croft e il loro “padre”: Indiana Jones. Mentre quest’ultimo è stato protagonista dapprima di pellicole e, solo in un secondo momento, di videogiochi (con buoni risultati), per gli altri due è avvenuto l’opposto. Per chi non lo sapesse l’esperimento con Tomb Raider non è stato dei migliori, né nell’incarnazione di Angelina Jolie, né nell’ultima trasposizione con Alicia Vikander. E ora come se la sarà cavata il buon Nate Drake?

A scrivere questa recensione è un videogiocatore che ha giocato e completato tutti i capitoli di Uncharted, di conseguenza la prima cosa su cui ci concentreremo sarà la scena di apertura che racchiude in sé gran parte delle similitudini e delle differenze tra videogioco e film. Come accade in tutti i capitoli del gioco, ad esclusione del primo, il racconto è costruito partendo da una fase avanzata della storia passando poi ai fatti avvenuti in precedenza fino a tornare al punto di partenza. Qui si nota la prima grossa differenza tra i due Nate; infatti, nel film a seguito dell’uccisione di un nemico avvenuta per sbaglio, Drake è dispiaciuto e gli chiede scusa. Si, fa ridere e questo è in linea con la versione digitale, ma nel gioco il protagonista è al centro di innumerevoli sparatorie e causa di altrettante morti senza battere ciglio, perché questo dispiacersi quindi? Semplice, il film è esplicitamente rivolto alle famiglie e per ottenere un rating adatto ha rinunciato a ferite d’arma da fuoco e a qualsivoglia goccia di sangue, andando incontro a una sorta di “schifoso effetto Black Panther” dove anche una gola tagliata causa meno sanguinamento di un taglio da rasatura.

Quindi Nathan Drake non uccide, va bene. Dopotutto è un grande ladro e avventuriero. Ni, nel film non è niente di più che un ladruncolo abile con le mani e praticante di parkour (perché oggi tutti devono fare parkour), forse meno parkour e più arrampicata libera sarebbe stato più fedele al videogioco e avrebbe causato meno “momenti Spiderman”.

Ed è ora di affiancare il nome del personaggio a quello del suo interprete, Tom Holland. Agile, spiritoso, orfano e non uccide, se cacciasse criminali anziché tesori saremmo davanti a Spiderman senza maschera. Il lavoro di Holland non è da buttare sia chiaro, la scelta a mio parere, anche se non esteticamente fedele si può considerare azzeccata, a non aiutare è la somiglianza caratteriale tra i suoi due personaggi e di sicuro anche la vicinanza tra l’uscita di Uncharted e Spiderman No Way Home rende difficile guardare Tom Holland senza pensare all’arrampicamuri. 

Capelli grigi, baffi, fisicamente poco prestante e sempre con un sigaro in bocca: questo è il Victor Sullivan che tutti i fan di Uncharted conoscono, questo non è Mark Wahlberg. La versione cinematografica, infatti, è esteticamente l’opposto della sua controparte videoludica; tuttavia, tra lui e Holland si percepisce la giusta chimica facendo passare l’aspetto esteriore in secondo piano. Buffo poi pensare che era proprio Wahlberg il papablie Drake durante la lunghissima fase di preproduzione.

A completare il cast poi Sophia Ali, perfetta nel ruolo di Chloe Frazer, conosciuta in Uncharted 2; Tati Gabrielle scritturata per un personaggio creato appositamente per il film, così come il cattivo di turno, Santiago Moncada, interpretato da Antonio Banderas ritrovatosi a interpretare un personaggio piatto che sicuramente non entrerà negli annali dei malvagi più amati.

Non si capisce a chi si rivolge la pellicola, se ai fan di Uncharted o a un pubblico più vasto e cercando di accontentare tutti pare non riuscirci con nessuno. Il film intrattiene, ma i troppi rimandi al gioco potrebbero non far godere appieno il titolo a chi si approccia per la prima volta alla serie e le troppe rinunce per incontrare i gusti delle famiglie faranno sicuramente storcere il naso ai fan di lunga data. Il film sarebbe stato perfetto con un pizzico in più di sangue (senza cadere nel tarantiniano) con meno parkour e sicuramente con meno, molta, molta meno computer grafica che risulta posticcia tanto da far sembrare in alcuni momenti il videogioco più reale del film e sicuramente in una pellicola incentrata su una caccia ai tesori la CGI toglie fascino.

In conclusione Uncharted è un film che intrattiene senza brillare, portato sullo schermo da un cast di prim’ordine che può valere il prezzo del biglietto e che, limando i difetti di questa prima trasposizione può dare inizio a una buona serie di film

You may also like

Leave a Comment

* By using this form you agree with the storage and handling of your data by this website.

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More