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Recensione Ghostbusters Legacy

by Luca Pernisco

“Sapete, mio padre dice così: che vendete fumo e m**da!”.

È così che un ragazzino di circa 12 anni, durante una festa di compleanno nel 1989, si rivolgeva ad uno degli intrattenitori presenti. L’uomo, con indosso una tuta da lavoro come uniforme, uno strano zaino in spalla e il simbolo di un fantasma intrappolato cucito sul braccio, gli ribatteva educatamente “C’è qualcuno che ha difficoltà nel credere nel paranormale”, ma il dodicenne continuava senza ritegno dicendo “No, lui dice che vendete fumo e m**da! È per quello che siete finiti zampe all’aria!”.

Ok… è chiaro che non si tratta dell’inizio del nuovo film sugli Acchiappafantasmi, ma di quello di Ghostbusters II di Ivan Reitman, dove il bambino in questione è interpretato dal figlio del regista, ovvero Jason Reitman. Sono passati 32 anni e quel giovane, nella realtà, è diventato un acclamato regista che la pensa diversamente dalla sua lontana versione fittizia e insolente, ritrovandosi invece ad aiutare gli investigatori del paranormale, rimasti “zampe all’aria”, a rialzarsi dal tonfo subìto nel 2016 con il fallimentare reboot, anche se incarnato da personaggi completamente differenti. Reitman ha così accolto l’eredità del padre, scrivendo – con Gil Kenan – e dirigendo il tanto agognato terzo capitolo, spostando l’azione dagli alti grattacieli di New York verso i vasti campi desolati dell’Oklahoma: Callie (Carrie Coon), insieme ai figli Trevor (Finn Wolfhard) e Phoebe (Mckenna Grace), è costretta per ragioni economiche a trasferirsi nella fattoria di suo padre, un misterioso e bizzarro individuo con il quale non ha mai avuto rapporti, deceduto di recente. Il loro trasferimento coincide con una serie di strani terremoti sul territorio, pur non essendo una zona sismica, monitorati costantemente dal Prof. Grooberson (Paul Rudd), il nuovo insegnante di scienze di Phoebe. Trafugando fra le varie stramberie sparse per la casa, i due giovani fratelli scopriranno ben presto il lascito di una delle più importanti personalità nel mondo del paranormale: il Dott. Egon Spengler, membro degli Acchiappafantasmi.

“…il passato tornerà a mordervi le chiappe, ragazzi! Pensate di sapere tutto del passato? Non è vero! Il passato non è sepolto! Anche i peccati commessi nel passato stanno per tornare! Vi piomberanno addosso e vi distruggeranno!”

Questo è ciò che diceva Randy Meeks in Scream 3 a proposito delle trilogie e Ghostbusters: Legacy conferma questa affermazione, rappresentando una degna terza parte colma di eventi che riconducono lo spettatore all’inizio di tutta la storia, chiudendo così il cerchio e lasciando il testimone a una nuova generazione. Tale eredità – nello specifico quella di Egon Spengler e del suo compianto interprete e autore, Harold Ramis – viene lasciata alla giovanissima Phoebe, cha ha in tutto e per tutto gli atteggiamenti e l’intelligenza del nonno. Per quanto riguarda il resto del nuovo gruppo, non mancano altri parallelismi con la vecchia guardia, legati molto alle situazioni della pellicola originale: il piccolo Podcast (Logan Kim), amico e compagno di classe di Phoebe, ha la curiosità, la stravaganza e l’entusiasmo di Ray Stantz (Dan Aykroyd); l’adolescente Trevor, invece,si trova coinvolto suo malgrado proprio come lo fu in parte Peter Venkman (Bill Murray), trascinato dal duo di esaltati colleghi e distratto dal suo interesse primario verso le ragazze,caratteristica che condivide con il suo giovane successore. L’oggetto del desiderio di Trevor è la giovane Lucky (Celeste O’Connor), che prende così delle somiglianze con Dana Barrett (Sigourney Weaver), molto evidenti nel momento culminante del film, ma ritrovandosi comunque reclutata nel gruppo, proprio come successe con il profano Winston Zeddemore (Ernie Hudson).

Jason Reitman confeziona un prodotto dal grande cuore, servendosi di una fotografia (curata da Eric Steelberg) dalle tonalità affini al film dell’84, di un cast di giovani perfettamente in parte (fra tutti, spicca la talentuosa Mckenna Grace, che regge sulle sue spalle gran parte del film) e di una musica (composta da Rob Simonsen) che ricalca fedelmente i brani originali di Elmer Bernstein.Grazie a queste particolarità, Ghostbusters: Legacy è proprio il film che tutti i fan stavano aspettando da decenni e che non poteva essere realizzato altrimenti, in grado di far tornare bambini chi ha avuto modo di vivere le avventure degli Acchiappafantasmi in tenera età, ma anche di far appassionare il giovane pubblico grazie alle peculiarità dei nuovi arruolati, che sfrecciano fra i campi di grano a bordo della gloriosa Ecto-1 per salvare la situazione. 

Impossibile trattenere le lacrime una volta arrivati al momento culminante. Emozionante, rispettoso del passato e allo stesso tempo innovativo, Legacy (o Afterlife, in originale) è il giusto riscatto di quel “ragazzino arrogante”, che – al pari dei giovanissimi interpreti di questo film – accoglie con tanto amore e devozione la preziosa eredità del padre Ivan e dei suoi straordinari e indimenticabili collaboratori.

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